L’incubatore ucraino che sviluppa tecnologie belliche
2024-3-13 17:1:33 Author: www.guerredirete.it(查看原文) 阅读量:16 收藏

A febbraio, sul suo canale Telegram, il ministro ucraino per la Trasformazione digitale Mykhailo Fedorov ha annunciato un apparato comandato fino a 700 metri di distanza per trasportare feriti sul campo. Il robot telecomandato FoxTac permette al personale medico militare di svolgere in sicurezza uno dei compiti più pericolosi e, allo stesso tempo, necessari per preservare la vita dei soldati feriti, la loro evacuazione dal campo di battaglia.

A progettare questa tecnologia capace di muoversi agilmente su terreni accidentati senza esporre a rischi il proprio operatore è stato un team di esperti ucraini che si è avvalso delle risorse messe loro a disposizione da BRAVE1, l’incubatore creato dal governo di Kiev per accelerare lo sviluppo di tecnologie belliche nel contesto dell’invasione russa del paese.

Una guerra in cui, accanto all’importanza di elementi più tradizionali, si sono aggiunti la centralità della connettività e delle comunicazioni satellitari, gli attacchi informatici, la digitalizzazione dei processi e la presenza di complessi sistemi d’arma semi-autonomi. Tutti elementi che hanno determinato cambiamenti rilevanti nel modo in cui si combatte oggi.

Il ruolo dell’innovazione tech

Fin dal 2014, infatti, l’esercito ucraino è stato al centro di una serie di profonde riforme. Riforme il cui scopo era ed è quello di aggiornarne i vecchi principi organizzativi di impostazione sovietica ai più attuali standard in uso nelle forze armate NATO.

Questa capacità d’innovazione, espressa sia a livello teorico che a livello pratico, è stata uno dei fattori cruciali nel riequilibrare i rapporti di forza con la Federazione russa che, all’inizio dell’invasione, poteva contare su un enorme vantaggio in termini di capacità militare convenzionale.

Un’innovazione anche nelle modalità di finanziamento,  che hanno incluso il crowdfunding. E che, scrive Mick Ryan,  “hanno prodotto nuovi veicoli e attrezzature per il personale dei soldati ucraini, nonché droni e persino satelliti per le forze armate ucraine”.

Il vibrante settore tecnologico ucraino è diventato via via sempre più centrale in questo processo, dal momento che la modernizzazione delle forze armate nazionali non si è limitata ai principi organizzativi ma ha interessato anche le tecnologie belliche utilizzate sui diversi campi di battaglia. Un processo in cui ha giocato un ruolo di primo piano la figura del trentaduenne ministro per la Trasformazione digitale Mykhailo Fedorov.

La guerra come una startup

Fedorov è stato lo stratega digitale della campagna elettorale che ha portato Volodymyr Zelensky alla presidenza del Paese nel 2019. È stato proprio Zelensky a creare il ministero di cui il giovane imprenditore digitale è oggi responsabile.

Fedele alla sua militanza liberale, l’organizzazione che Fedorov ha plasmato in seno al governo ucraino per favorire la transizione digitale in un contesto di guerra si basa su un approccio imprenditoriale, che ha fatto leva su una popolazione già ben alfabetizzata alle nuove tecnologie.

Un’affinità che gli ha permesso di influenzare le decisioni di alcune grandi compagnie tecnologiche in merito al loro posizionamento politico nei confronti della Russia. 

Nei primi giorni di guerra, infatti,  Fedorov indirizza una lettera ai CEO di alcune delle principali piattaforme americane, esortandoli a operare un “embargo digitale” (digital blockade) nei confronti della Russia. In seguito, grazie alla rete di contatti che gli mette a disposizione il venture capitalist ucraino Denys Gurak, Fedorov viene messo in contatto diretto con alcuni di loro che, dopo averlo incontrato, agiscono per limitare o escludere i cittadini russi dall’accesso ai loro servizi. 

Quest’attitudine ha inoltre facilitato Fedorov nell’indirizzare gli sforzi che il suo ministero ha compiuto per semplificare e, in molti casi aggirare, i processi amministrativi necessari per favorire l’innovazione tecnologica in campo militare.

È questo attivismo che ha spinto la rivista americana Wired a paragonare all’organizzazione di una startup il modo in cui Fedorov conduce la guerra nel suo campo di pertinenza.

Il paragone è calzante perché, negli ultimi due anni, a trainare l’innovazione nel campo della difesa sono state soprattutto aziende private che si sono avvicinate al compito adottando un approccio agile molte distante dall’approccio a cascata che le istituzioni militari ucraine ereditavano dal loro retaggio sovietico.

È da questo contesto che nasce il cluster defence-tech BRAVE1.

Che cos’è e come funziona BRAVE1

Lanciato il 26 aprile del 2023 grazie alla cooperazione di sei importanti attori istituzionali attivi nella sfera della sicurezza e della difesa – i ministeri della Trasformazione digitale, delle Industrie strategiche, dell’Economia e della Difesa, lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine e il Concilio nazionale di sicurezza e difesa – BRAVE1 è una piattaforma per velocizzare la crescita dell’ecosistema tecnologico nel settore della difesa e accelerare lo sviluppo di sistemi pronti per essere utilizzati in prima linea.

“La nostra missione – scrive la project lead di BRAVE1 Nataliia Kushnerska in un documento di presentazione condiviso con Guerre di Rete – è favorire la cooperazione tra i diversi attori coinvolti nel processo: aziende, forze di sicurezza e difesa, governo, industria, investitori, fondazioni, partner internazionali, media e ogni altro soggetto coinvolto nel rafforzamento delle capacità delle forze armate ucraine. Per farlo BRAVE1 attrae e supporta sviluppatori e innovatori nel campo delle tecnologie per la difesa a qualsiasi livello di preparazione del prodotto o servizio e ne accelera l’implementazione o fornisce alle innovazioni per la difesa e la sicurezza corsie preferenziali grazie al supporto organizzativo, informativo e finanziario, fornendo accesso alle competenze militari, alle capacità di dimostrazione e test, all’ammissione all’ambiente operativo.”

Le attività svolte da BRAVE1 – finanziamento, ricerca e sviluppo, coordinamento, presentazione, accelerazione – non sono diverse da quelle che svolge qualsiasi altro acceleratore di startup e il suo funzionamento privilegia la rapidità di sviluppo e implementazione delle soluzioni che vengono individuate come prioritarie.

Se risponde ai criteri di conformità richiesti e risulta rilevante, ogni progetto presentato attraverso la piattaforma viene esaminato dallo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine e riceve una valutazione dettagliata entro una settimana.

“I progetti ritenuti prioritari che ricevono una valutazione medio-alta – spiega Kushnerska  – vengono accompagnati in un percorso di sviluppo volto a migliorarne le caratteristiche, testarle in un poligono, condurre perizie tecniche dettagliate, supportarne gli sviluppi futuri e preparare tutta la documentazione necessaria per la commissione davanti a cui lo sviluppatore del progetto dovrà presentarsi per ottenere l’approvazione al suo utilizzo sul campo”.

L’obiettivo è quello di ridurre al massimo il tempo che intercorre tra la presentazione di un progetto, il suo sviluppo e il suo utilizzo in prima linea, in una logica circolare in cui ogni tecnologia viene testata in battaglia e migliorata in base ai riscontri ottenuti.

Per farlo, molte delle tecnologie ideate, progettate e sviluppate all’interno di BRAVE1 vengono inviate direttamente al fronte per essere utilizzate sul campo. In questo modo i produttori ottengono riscontri diretti da parte dei militari che le utilizzano e questo processo riduce in modo notevole i tempi del ciclo di sviluppo, test e implementazione dei nuovi sistemi.

Guerra di posizione e sistemi d’arma semi-autonomi

In un articolo pubblicato dalla CNN il primo febbraio, il generale ucraino Valerii Zaluzhnyi ha ragionato sul modo in cui i sistemi d’arma che operano da remoto o senza il diretto coinvolgimento di personale umano possano rappresentare una soluzione in grado di evitare che l’Ucraina venga trascinata in una guerra di posizione nella quale sarebbe in svantaggio rispetto alle truppe russe.

Questo testo segue di qualche mese Modern Positional Warfare and How to Win in It, un altro saggio scritto da Zaluzhnyi e dedicato all’analisi del conflitto come forma contemporanea di guerra di posizione. Secondo il generale ucraino, i concetti che regolano le operazioni sul campo di battaglia sono mutati con l’introduzione dei sistemi d’arma semi-autonomi, come i droni aerei e navali usati con continuità e successo per colpire obiettivi strategici in territorio russo.

Tali sistemi non permettono soltanto la sorveglianza del campo di battaglia in tempo reale e in qualsiasi condizione meteorologica, ma anche un rapido e costante aggiornamento del fuoco e la possibilità di eseguire attacchi di precisione sia contro le linee avanzate che contro le retrovie nemiche.

Il loro sviluppo viene perciò indicato come una priorità per le forze armate ucraine anche in virtù della loro economicità che permette di ridurre la dipendenza dai costosi sistemi d’arma messi a disposizione dagli alleati occidentali, la cui fornitura è condizionata dalle dinamiche politiche dei singoli paesi.

Le priorità tra intelligence, controllo a distanza, droni, cyber

Per capire quanto questi concetti siano popolari e integrati nelle istituzioni preposte alla sicurezza e alla difesa del paese basta scorrere la lista dei dodici ambiti a cui lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine ha dato priorità per lo sviluppo all’interno della piattaforma BRAVE1:

  1. miglioramento degli equipaggiamenti per le valutazioni di intelligence;
  2. sistemi di gestione del ciclo di comando e controllo, comunicazione e protezione dell’informazione;
  3. sistemi di navigazione e informazione geografica;
  4. complessi di sistemi robotici e controllati a distanza;
  5. danno da razzi e fuoco d’artiglieria;
  6. prototipi di complessi d’arma;
  7. sistemi di guerra elettronica e cyber, contromisure contro attività di intelligence tecnica e operazioni d’influenza nel campo dell’informazione;
  8. sistemi di protezione e sicurezza del personale militare;
  9. prototipi di sistemi d’arma basati su nuovi (non convenzionali) principi fisici di funzionamento;
  10. supporto logistico e medico;
  11. UAV (droni aerei);
  12. tecnologie e strumenti per il supporto medico.

Nove di queste verticali su dodici hanno direttamente a che fare coi concetti espressi da Zaluzhnyi nei suoi testi teorici. Tuttavia, il loro sviluppo non asseconda soltanto una visione del campo di battaglia, ma anche una visione della società e dell’economia ucraine del prossimo futuro.

Il futuro dell’Ucraina e la nascita di un’industria nazionale della difesa

Da quando è stata lanciata nell’aprile del 2023, riporta il documento condiviso con Guerre di Rete dall’ufficio stampa di BRAVE1, sulla piattaforma sono stati registrati più di 1100 progetti, di cui 504 hanno ricevuto lo status BRV1, ovvero hanno superato lo scrutinio dello Stato Maggiore e ricevuto una valutazione media o alta.

Nel mese di luglio dello stesso anno è stato lanciato anche un programma di sovvenzioni legato alla piattaforma, il cui scopo è sostenere economicamente le fasi di ricerca, sviluppo crescita e produzione di ogni progetto. Da allora ne sono state rilasciate 151 per un totale di 2.595.000$.

Cifre che danno conto di quanto le istituzioni ucraine diano importanza alla piattaforma. Quella sulle tecnologie di difesa e sicurezza non è infatti una visione limitata esclusivamente alla difesa della propria sovranità, ma si inserisce in un progetto di più ampio respiro, teso a fare dell’Ucraina un hub globale nel settore defence tech, creando una risposta asimmetrica alle ingenti risorse impiegate contro il paese dalla Federazione Russa.

A confermare questa visione è lo stesso presidente Zelensky che, in un’intervista rilasciata alla giornalista Natalia Moseychuk, sottolinea come l’Ucraina abbia, nell’agricoltura come nella tecnologia, grandi opportunità, tra cui quella di diventare un Paese guida nel settore della difesa e della sicurezza.

In questa visione, quelle che oggi sono solo piccole startup impegnate a ideare, sviluppare, testare e ottimizzare nuove tecnologie belliche ambiscono a diventare, nei prossimi anni, potenti aziende tecnologiche nel settore difesa, dal valore di miliardi di dollari, in grado di proporre sul mercato soluzioni già messe alla prova del campo di battaglia.


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