Negli ultimi anni, la competizione tecnologica e commerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto un nuovo punto critico, focalizzandosi sul settore strategico dei semiconduttori. Il recente ampliamento della “Entity list” da parte del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti rappresenta l’ultimo sviluppo di questa disputa.
La decisione mira a limitare l’accesso della Cina a tecnologie avanzate, considerate cruciali per la sicurezza nazionale americana. La Cina replica bloccando le vendite di materie prime agli USA.
Il 2 dicembre 2024, il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha aggiunto 140 aziende cinesi, comprese filiali in Giappone, Corea del Sud e Singapore, alla “Entity List”. Questa misura si aggiunge a provvedimenti simili del 2022 e 2023, consolidando una strategia mirata a rallentare i progressi tecnologici della Cina.
Tra le aziende incluse nella lista spiccano Semiconductor Manufacturing International Corp., Beijing Naura, Acm Research e Piotech, oltre a realtà legate a Huawei.
L’obiettivo dichiarato è impedire che tali organizzazioni utilizzino tecnologie statunitensi per avanzare nei settori dei semiconduttori e dell’intelligenza artificiale, settori ritenuti fondamentali per il potenziale militare e di sorveglianza della Cina.
“Stiamo direttamente impedendo la modernizzazione militare della RPC, i programmi sulle armi di distruzione di massa e la capacità di reprimere i diritti umani” ha dichiarato Matthew S. Axelrod, assistente segretario per l’applicazione delle esportazioni.
Le nuove restrizioni colpiscono anche i chip di memoria a larghezza di banda elevata (HBM), che sono componenti fondamentali per supportare i rapidi trasferimenti di dati tra processori e consentire calcoli avanzati utilizzati in applicazioni di intelligenza artificiale e machine learning.
Questi chip, grazie alla loro capacità di gestire grandi volumi di dati in tempo reale, sono indispensabili per alimentare piattaforme come supercomputer, sistemi di analisi predittiva e tecnologie di guida autonoma.
Le restrizioni riguardano, inoltre, venti tipi di attrezzature per la produzione di semiconduttori, tra cui apparecchiature utilizzate per la litografia avanzata, e tre strumenti software essenziali per lo sviluppo e la progettazione di semiconduttori complessi.
I principali produttori di chip HBM, tra cui colossi come SK Hynix, Samsung Electronics e Micron, sono leader di mercato nella fornitura di queste tecnologie critiche. Questi componenti, oltre a essere utilizzati in dispositivi consumer, trovano applicazione in settori strategici come la difesa e la ricerca scientifica.
Il blocco delle esportazioni verso la Cina potrebbe influire non solo sulle operazioni dei produttori cinesi, ma anche sullo sviluppo delle tecnologie di punta che richiedono semiconduttori ad alte prestazioni.
Il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha sottolineato come queste misure rientrino in un approccio coordinato con alleati e partner per ridurre la capacità della Cina di auto-produrre tecnologie avanzate.
Secondo Gina Raimondo, Segretaria al Commercio, “l’approccio mirato dell’amministrazione Biden-Harris mira a impedire alla Cina di auto-produrre tecnologie avanzate che potrebbero mettere a rischio la nostra sicurezza nazionale”, ostacolando la modernizzazione militare e lo sviluppo di programmi di sorveglianza interna.
La replica della Cina non si è fatta attendere. In risposta alle nuove sanzioni statunitensi, Pechino ha annunciato il blocco immediato dell’esportazione verso gli Stati Uniti di materiali critici per la produzione di semiconduttori, come gallio, germanio e antimonio.
Questi elementi non solo sono fondamentali per la realizzazione di chip, ma trovano applicazione in tecnologie delle energie rinnovabili e in ambiti di difesa, inclusa la fabbricazione di munizioni perforanti.
La Cina domina la produzione globale di queste risorse strategiche: secondo il Servizio Geologico degli Stati Uniti, controlla il 98% della produzione mondiale di gallio e il 60% di quella di germanio. Questa posizione di leadership consente a Pechino di esercitare una significativa influenza sulle catene di approvvigionamento globali, utilizzando i minerali come leva geopolitica per rispondere alle pressioni occidentali.
Il Ministero del Commercio cinese ha giustificato questa decisione con motivazioni legate alla sicurezza nazionale, accusando gli Stati Uniti di politicizzare e militarizzare questioni commerciali e tecnologiche.
“Gli Stati Uniti hanno ampliato il concetto di sicurezza nazionale, abusando delle misure di controllo delle esportazioni e adottando comportamenti unilaterali di coercizione economica”, ha dichiarato il Ministero in un comunicato. A conferma della gravità della situazione, Pechino ha esteso i controlli anche agli articoli correlati alla grafite, un materiale critico per batterie e applicazioni tecnologiche avanzate.
Questa mossa sottolinea la crescente volontà del governo di Xi Jinping di colpire gli interessi economici occidentali per rispondere alle restrizioni imposte da Washington. Nel contesto della cosiddetta “guerra dei chip”, la Cina dimostra di essere pronta a utilizzare il suo controllo sulle risorse naturali essenziali per far valere il proprio peso strategico a livello globale.
L’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Cina ha già avuto un impatto significativo sui mercati globali e sulle catene di approvvigionamento. Le restrizioni cinesi sull’esportazione di gallio e germanio hanno causato un raddoppio dei prezzi di questi materiali sul mercato europeo, sottolineando la vulnerabilità dell’industria globale di fronte a tali misure.
Parallelamente, quattro grandi associazioni industriali cinesi, rappresentanti settori strategici come internet, automotive, semiconduttori e telecomunicazioni, hanno invitato le aziende associate a ridurre gli acquisti di semiconduttori statunitensi, dichiarando che i prodotti americani “non sono più sicuri o affidabili”.
Questi sviluppi si sono riflessi anche sulle borse. Le azioni di aziende cinesi come Wingtech hanno subito cali significativi, mentre i fornitori giapponesi di attrezzature per semiconduttori, come Tokyo Electron e Disco Corp., hanno registrato un aumento nelle loro quotazioni, beneficiando delle restrizioni imposte alla Cina.
Questa situazione evidenzia una riorganizzazione delle catene di approvvigionamento globali, con Paesi alleati degli Stati Uniti pronti a colmare i vuoti lasciati dalle restrizioni imposte a Pechino.
Questa “guerra dei chip” non riguarda solo i semiconduttori, ma rappresenta una lotta per il dominio tecnologico globale.
Gli sviluppi futuri di questa disputa avranno implicazioni di vasta portata, non solo per i due Paesi coinvolti, ma per tutto l’equilibrio economico globale, data la centralità dei semiconduttori nelle moderne infrastrutture tecnologiche.